
Agripellet: una promessa o una vera opportunità?
Lun, 26/03/2018 - 18:46 0 commenti 3391 views
La possibilità di produrre pellet combustibile non solo con legno ma anche con materie ligno-cellulosiche di derivazione da scarti agricoli o agro-industriali, è appassionante perché, potenzialmente, potrebbe portare a risparmi significativi, oltre che ad una concreta attuazione dei principi green dell'economia circolare.
Il pellet prodotto a partire da questi materiali viene comunemente chiamato agripellet, un termine evocativo della derivazione agricola di questo combustibile.

Non esiste una norma precisa che disciplini il pellet derivato da materia prima agricola (agripellet), ma esiste una norma che regola attraverso una serie di specifiche, il pellet prodotto da biomasse non legnose.
La norma è la UNI EN ISO 17225-6 e, in questa norma, è incluso il pellet prodotto da paglia di cereali, e più in generale da biomasse erbacee, oltre che dai prodotti delle lavorazioni agroalimentari e dalle biomasse acquatiche.
La norma divide il prodotto in due classi la A e la B dove la A è quella di qualità superiore.

In Italia si è sempre guardato con curiosità e interesse all'opportunità agripellet, vuoi per la nostra ancora importante vocazione agricola e vuoi per la rilevante industria di trasformazione.
In particolare la filiera del vino e quella dell’olio, a partire dalle potature per finire alla sansa o i raspi e alle vinacce, hanno sempre rappresentato un potenziale molto forte in quantità e qualità di materia prima con la quale produrre agripellet.
Tuttavia proprio le potature delle viti e degli ulivi non rientrano nelle specifiche della norma UNI EN ISO 17225-6, in quanto legnose e pertanto da inquadrare nella normativa UNI EN ISO 17255-2 ovvero pellet di legno per uso domestico; tuttavia il pellet prodotto con le ramaglie di olivo o le potature di vite, non riescono a rientrare neanche nella categoria del pellet industriale che prevede un residuo di ceneri <3% mentre il pellet prodotto con queste potature supera sempre il 3%.
Anche a superamento del 3% di residuo di ceneri, va detto che l’uso di questo pellet è certamente lecito e va inquadrato nella normativa decreto legislativo 3 aprile 2006 n° 152 in particolare all’allegato X parte II sezione 4 che definisce la tipologia di provenienza delle materie prime utili a produrre biomasse combustibili:
- Materiale vegetale prodotto da coltivazioni dedicate
- Materiale vegetale prodotto da trattamento esclusivamente meccanico di coltivazioni agricole non dedicate
- Materiale vegetale prodotto da interventi selvicolturali, da manutenzione forestale o da potatura
- Materiale vegetale prodotto dalla lavorazione esclusivamente meccanica di legno vergine e costituito da cortecce, segatura, trucioli, chips, refili e tondetti di legno vergine, granulati e cascami di sughero vergine, tondelli, non contaminati da inquinanti, aventi le caratteristiche previste per la commercializzazione e l’impiego.
- Materiale vegetale prodotto dalla lavorazione esclusivamente meccanica di prodotti agricoli
- Sansa di oliva disoleata
- Liquor nero ottenuto da cartiere
Questa normativa prevede che tutti questi materiali possano essere utilizzati come combustibili tal quali e anche sotto forma di pellet, in quanto la pellettizzazione è un processo meccanico e non chimico.

Tra le biomasse utilizzabili per produrre agripellet quella più interessante è relativa alle potature di arboree.
Questa biomassa presenta infatti buone perfomance energetiche e un contenuto di ceneri <4%.
L’agripellet derivato da queste potature arboree può essere utilizzato con soddisfazione in caldaie come alternativa al cippato.
La paglia ha un contenuto di ceneri più elevato e può essere pellettizzata per alimentare grandi caldaie con specifici accorgimenti per evitare la fusione delle ceneri, anche attraverso l’utilizzo di additivi organici e gestione delle temperature dell’impianto.
Un’altra categoria di biomassa da poter utilizzare per la produzione dell’agripellet, è quella delle colture dedicate ad esempio sorgo da fibra, miscanto, arundo donax. La pellettizzazione di questi prodotti è già ampiamente sperimentata ma anche in questo caso rimane il problema delle ceneri, che non sono mai sotto il 3% e arrivano a superare il 5%.

La pellettizzazione di sansa e vinacce è già praticata, il prodotto il Italia è ampiamente disponibile, ma il pellet risulta di bassa qualità con un residuo di ceneri >7%.
Una valutazione importante è relativa alla effettiva disponibilità di queste biomasse.
Se di origine agricola è possibile misurare la quantità producibile per ettaro:
BIOMASSA | QUANTITA’ PRODUCIBILE DI AGRIPELLET TONS/ETTARO |
PAGLIA FRUMENTO | 2,5 - 5 |
PAGLIA ALTRI CEREALI | 2 - 4 |
GIRASOLE | 2 - 4 |
POTATURE DI VITE | 1 - 2 |
POTATURE DI OLIVO | 1,2 – 2,5 |
POTATURE DI AGRUMI | 1,2 - 2 |
POTATURE PIANTE DA FRUTTI | 1 – 2,5 |
L’ENEA ha stimato che dalle sole potature erboree in Italia si possono ricavare quasi 5 milioni di tonnellate di sostanza secca e per la paglie e gli stocchi si stimano altri 20 milioni di tonnellate.
Quali sono i motivi per i quali conviene pellettizzare queste biomasse invece che utilizzarle tal quali?
- Aumento della densità energetica: con la pellettizzazione si riduce umidità e si aumenta la massa volumetrica. Ad esempio paglia e potature hanno una massa che varia da 150 a 250 kg a metro cubo: con la pellettizzazione si arriva a 650-700 kg/m3 con umidità <8% e questo comporta risparmi gestionali e logistici importanti.
- Elevata stabilità delle biomasse nel tempo: il prodotto è più stabile, asciutto meno aggredibile da fattori patogeni.
- Migliore combustione: le biomasse di forma eterogenea bruciano meno bene di biomasse regolari nella forma (pellet).
- Possibilità di determinare delle specifiche tecniche: la cosa è di grande aiuto per produttori di impianti e utilizzatori.
Insomma il potenziale c’è, ma questo è cosa diversa dalla concreta economicità di produzione e utilizzo del prodotto: queste sono considerazioni da farsi alla luce di valutazioni di fattibilità diverse rispetto ad una valutazione di tipo tecnico relativo alle biomasse energetiche adatte alla pellettizzazione.
Scritto da Gianclaudio Iannace
Categoria di Biomassa:
Pellet