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Speculazioni, contrabbando e sequestri: così i falsari del pellet cavalcano la crisi dell’energia

ROMA. L’ultimo maxi-sequestro è avvenuto nel porto Genova, 382 tonnellate di pellet, che stava per entrare illegalmente in Italia. Ma non passa settimana che in altri porti italiane vengano segnalate operazioni analoghe. Da un paio di anni a questa parte, con l’esplodere della crisi energetica il mercato del pellet è letteralmente impazzito con prezzi alle stelle, grandi speculazioni e prodotti spesso di irreperibili. In pratica il terreno ideale dove il commercio illegale ha cerca continuamente di insinuarsi portando però sul nostro mercato prodotti fuori norma.
Quello sequestrato a Genova, nell’ambito di una operazione condotta dai militari del II Gruppo della Guardia di Finanza e dai funzionari del Reparto Antifrode dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli resa nota oggi, riguarda pellet proveniente da Turchia, Cina, Lettonia ed Egitto «recante marchi di qualità contraffatti e informazioni fallaci circa l’origine e la composizione del prodotto». L’operazione, denominata “Prometeo”, spiegano le Fiamme Gialle, è scaturita dall’intensificazione dei controlli sulle merci in transito presso i bacini portuali di Genova-Sampierdarena e Genova-Prà, specificamente orientati, anche alla luce del rincaro dei combustibili dovuto alla delicata situazione internazionale, all’individuazione e alla repressione di potenziali illeciti in materia di commercio di pellet.
Le attività investigative hanno permesso quindi di selezionare un totale di 15 containers contenenti decine di migliaia di confezioni di pellet, sulle quali erano stati apposti marchi di qualità risultati contraffatti nonché indicazioni fallaci circa l’origine della merce, falsamente presentata come proveniente da paesi tradizionalmente produttori dei biocombustibili di migliore qualità. Successivi accertamenti sulle caratteristiche chimico – fisiche del prodotto, a cura dei laboratori dell’Agenzia delle Dogane, hanno poi dimostrato come lo stesso fosse di qualità nettamente inferiore rispetto a quanto indicato sulle confezioni, col rischio di ingannare i consumatori e far conseguire un profitto illecito alle società importatrici.
Oltre a mettere sotto sequestro il pellet la Gdf ha denunciato alla Procura della Repubblica di Genova i sei legali rappresentanti delle società importatrici per i reati di contraffazione e frode in commercio.
Di recente al porto di Salerno Gdf e Ufficio dogane avevano a lor volta intercettato 135 tonnellate di pellet importato illegalmente dall’Egitto, imballato in 9.000 confezioni da 15 kg ciascuna. Ad Enna i finanzieri hanno invece messo le mani su altre 24 tonnellate di biocombustibile non a norma. In questo caso si trattava del cosiddetto «nocciolino», una biomassa legnosa del tutto simile al pellet, sottoprodotto di scarto ottenuto dalla lavorazione delle olive e comunemente impiegato come combustibile anche nelle stufe per il riscaldamento delle abitazioni. Il «nocciolino» irregolare era in vendita al pubblico presso tre esercizi commerciali della provincia di Enna, confezionato in sacchi da 25 chilogrammi privi dell’etichettatura contenente il peso, la classificazione, le caratteristiche qualitative e i dati di tracciabilità del prodotto, il relativo marchio nonché le indicazioni per risalire al produttore, come prevede - a garanzia dei consumatori - il Codice del Consumo.
Oltre al sequestro amministrativo della merce, del valore complessivo di circa 60 mila euro, ai rivenditori sono state verbalizzate sanzioni pecuniarie, per un importo fino a 25 mila euro per ciascuna violazione. Nel corso dei controlli, inoltre, sono stati individuati anche due commercianti ambulanti di pellet, i quali, pur vendendo prodotti recanti l’etichettatura prevista a garanzia dei consumatori, non sono risultati in regola con la normativa fiscale, non avendo installato il registratore telematico per la memorizzazione dei corrispettivi incassati dalle vendite. Per i due trasgressori è così scattata la sanzione amministrativa da 1.000 a 4.000 euro.

La Repubblica

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Pubblicato da Gianclaudio Iannace