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Produzione di bioetanolo da miscanto: una nuova opportunità?

Durante un open day svoltosi l’8 febbraio 2020, Eni Versalis ha confermato il riavvio entro giugno 2020 dell’impianto di produzione bioetanolo di Crescentino (VC). L’annuncio arriva dopo l’acquisizione avvenuta nel 2018 a seguito del fallimento del gruppo Mossi & Ghisolfi.
 

La bioraffineria di Crescentino, sin dalla sua origine è stata riconosciuta come una grande innovazione nel settore, in quanto si tratta del primo impianto al mondo 
progettato e realizzato per produrre biocarburanti di seconda generazione (bioetanolo) da residui agricoli e coltivazioni non alimentari attraverso la brevettata tecnologia “Proesa”. L’acquisto da parte di Versalis riapre un capitolo molto importante per l’intera industria della biomassa agroforestale italiana, dal momento che l’impianto a regime consumerà circa 200.000 tonnellate di biomassa da approvvigionare a filiera corta.
 
Un’opportunità importante si apre anche per tutte le coltivazioni da biomassa (c.d. energy crops) non in competizione con la filiera alimentare. Una di quelle più interessanti può essere il miscanto (Miscanthus Giganteus), una pianta perenne, non infestante, in grado di produrre biomassa lignocellulosica adatta alla produzione di bioetanolo. Una volta piantata, essa cresce rapidamente per 15-20 anni, ha un basso contenuto minerale, elevata produzione di biomassa secca e non richiede l’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti su base annuale. Se coltivato a filiera locale, il miscanto potrebbe inserirsi all’interno del mix di feedstock in ingresso alla bioraffineria.
 
La coltivazione da un lato è potenzialmente interessante per gli agricoltori locali, in quanto non infestante e dai bassi input ha la capacità di inserirsi in una porzione marginale dell’azienda agricola, diventando una fonte di diversificazione del reddito nonché apportare benefici sul terreno stesso (c.d. fitorisanamento). Dall’altro lato, per la bioraffineria, garantirebbe una sicurezza e diversificazione di approvvigionamento di biomassa lignocellulosica, in quanto la produzione è stabile nel corso degli anni nonché offrirebbe una minore emissione di GHG delle tradizionali coltivazioni a biomassa, grazie ai bassi input richiesti e una maggiore resa di bioetanolo potenziale per ettaro.
Planeta Renewables

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Pubblicato da Gianclaudio Iannace