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Foreste di città. Perché investire in alberi conviene a tutti: i modelli di Prato, Torino e Milano

 

Le nostre città diventeranno più verdi e sostenibili: è ciò che chiedono i movimenti dal basso, a partire dai giovani di Fridays for future, e anche le agende politiche internazionali. Ma in che modo? Qual è il futuro del verde urbano, come dobbiamo immaginarci in concreto le città di domani? Lo abbiamo chiesto a scienziati e amministratori: dobbiamo immaginare meno cemento, in scuole, ospedali, parcheggi. E immaginare foreste in città, veri e propri boschi con alberi di diverse specie, fauna, arbusti, piantati ovunque sia possibile, dalle aree di periferia abbandonate fino alle facciate dei palazzi. Perché il verde al quale siamo abituati, i giardini e i viali alberati, non bastano: abbiamo bisogno di grandi superfici foglianti per contrastare l’inquinamento. Non è un caso che, dopo decenni di errori e miopie, per la prima volta nella storia un governo italiano abbia stanziato fondi per piantare alberi nelle grandi aree urbane. Stanno per essere assegnati e sono i 30 milioni del decreto clima. Ai quali si aggiungeranno 300 milioni del Recovery fund destinati allo stesso scopo, per 6 milioni di nuovi alberi che cambieranno il volto delle città italiane. Noi, intanto, vi raccontiamo tre esempi di città già all'avanguardia: Prato - 200 mila abitanti alle porte di Firenze – con la sua Giungla urbana che ha anche un valore sociale perché trasformerà non centri ma periferie. E poi due metropoli, Torino e Milano, dove - grazie alla sinergia di amministrazioni locali, enti pubblici e soggetti privati - si lavora su grandi parchi e depavimentazione delle piazze. C'è da convincersi che l'investimento del futuro, più che in casseforti o in finanza, stia nel mezzo al tempo stesso più efficace e più economico per ripulire l’aria: l’albero.

di Giulia Destefanis e Andrea Lattanzi

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Pubblicato da Gianclaudio Iannace