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Posso comprare il pellet non certificato?

Anche il pellet di legno per il riscaldamento domestico, come un po’ tutti i prodotti, verrà venduto sempre di piu’ con certificazione. La certificazione del pellet, per un prodotto che produce emissioni nella combustione e in un mercato sempre pu’ attento alla salute del consumatore e alla tutela dell’ambiente, costituisce un elemento di garanzia per il cliente, il quale puo’ assumere i dati dichiarati come verificati e garantiti da un ente certificatore terzo.

In Italia la certificazione piu’ diffusa è la ENPlus che, per il pellet ad uso domestico, distingue due classi, la A1 e A2, mentre la classe B è quella riservata al pellet ad uso industriale.

Il cliente, nella maggior parte dei casi, chiede al negoziante prodotti certificati, anche perché le stesse aziende produttrici di impianti di riscaldamento o i manutentori, raccomandano l’uso di pellet certificato. Il pellet di legno PUO’ essere certificato, e pertanto puo’ essere venduto anche pellet non certificato.

Non esiste in Italia una norma che vieti la produzione e/o la commercializzazione di pellet non certificato ma  non si può vendere pellet in confezioni anonime, cioè senza il nome del produttore e senza alcuna informazione sul contenuto; il pellet inoltre non può essere venduto sfuso.

Alcune caratteristiche legate alla classificazione del pellet sono comunque obbligatorie per legge (es. utilizzo di materia prima vergine). Inoltre, in molte Regioni (disciplina regionale) e, a livello nazionale nel caso di incentivi legati ai generatori, l’impiego di pellet certificato in classe A1 è obbligatorio.

Come abbiamo detto in altri articoli il pellet non certificato puo’ essere un ottimo prodotto, con caratteristiche anche superiori ad un pellet certificato, ma molto spesso questo pellet viene associato ad un prodotto di qualità modesta, anche perché la maggior parte delle aziende di media e grande dimensione hanno quasi tutte adottato la certificazione del loro prodotto.

Da dove derivano i valori adottati dagli Enti certificatori?

La norma ombrello, che individua gli elementi e le caratteristiche del pellet di legno e i valori soglia e’ la norma ISO 17225-5, ma i produttori non sono obbligati per legge ad aderire a questa in termini di prestazioni del loro pellet di legno. Questa norma indica tre classi di pellet ad uso domestico (A1, A2 e B) e tre classi di pellet ad uso industriale (I1, I2 e I3). Partendo da questa norma gli enti certificatori hanno adottato gli stessi elementi e valori soglia, o addirittura hanno scelto di essere ancora piu’ stringenti. 

Un produttore certificato ha l’obbligo, o meglio l’interesse, a riportare in busta la classe di certificazione (nel caso di certificazione ENPlus A1 e A2 per il pellet destinato all’uso domestico) mentre un produttore di pellet non certificato ha due possibili scelte: o non richiamare la norma ISO oppure, verificate le caratteristiche del pellet prodotto, indicare in busta che il prodotto è conforme alla norma ISO e che rientra in una delle tre classi che la norma assegna al pellet destinato all’uso domestico (A1, A2,B).

In ogni caso sia il pellet certificato che il pellet non certificato, non devono contenere elementi estranei a quelli generalmente presenti nella materia prima (per il processo di produzione si puo’ partire dalla segatura o dal legno). Il produttore deve pertanto, partendo da materia prima vergine, produrre pellet in cui non ci sia la presenza di elementi chimici non caratteristici del legno o, se caratteristici, nella misura fisiologica. Il cloro, l’azoto, lo zolfo e i metalli pesanti (es. piombo, mercurio, cadmio e cromo) diventano pertanto dei parametri indicatori della presenza di possibili contaminanti che, tradizionalmente, derivano dall’uso di prodotti di scarto dell’industria del legno (es. OSB, compensati, lamellari, ecc.) che contengono colle, formaldeide o che, in generale, hanno subito trattamenti di tipo chimico.

Ci sono poi altre caratteristiche che deve avere sia il pellet, certificato che il pellet non certificato, per essere un prodotto di qualità.
Il primo requisito è legato alla sua capacità di liberare energia termica durante la combustione. Questa proprietà è definita dal potere calorifico. Più specificatamente la norma ISO 17225-2 fa riferimento al potere calorifico inferiore (PCI) del pellet tal quale, da non confondere con il potere calorifico superiore (PCS), il cui dato è fuorviante (in quanto valore piu’ elevato) e ancora utilizzato da alcuni produttori e distributori per suggestionare il consumatore.

Rispetto alla norma “ombrello” ISO 17225-2 per classificare un pellet in classe A1 il PCI deve essere non inferiore a 4,6 kWh (o 16,5 MJ).
Altro requisito fondamentale per un pellet di legno è avere un basso contenuto di ceneri.

Queste sono rappresentate dalla parte inorganica del materiale che non contribuisce alla combustione. Le ceneri tendono quindi a depositarsi sulla griglia di combustione o nell’apposito cassetto di raccolta e, pertanto, devono essere rimosse periodicamente. Tuttavia, questo, non è l’unico aspetto negativo legato alle ceneri. Esse, infatti, possono contribuire all’aumento delle emissioni di polveri in atmosfera e, in misura più evidente in caldaie di classi di potenza maggiori, anche alla formazione di aggregati solidi difficili da rimuovere (incrostazioni) e alla comparsa di fenomeni di corrosione delle componenti interne alla caldaia.

Dal punto di vista normativo, il contenuto di ceneri è con ogni probabilità uno dei parametri che pesa maggiormente nella collocazione qualitativa di un pellet di legno. Infatti, il limite previsto per la classe A1 è pari a 0,7% in peso su sostanza secca. Per la classe A2 il limite è di 1,2% e per la B del 2%. Se il contenuto di ceneri di un pellet legnoso destinato all’uso commerciale e residenziale supera anche quest’ultimo limite, non può più ritenersi conforme alla norma UNI EN ISO 17225-2.

Se sussistono tutte queste condizioni, un pellet non certificato è certamente un prodotto di qualità, il problema è come il consumatore possa essere sicuro della qualità di un pellet non certificato.
I controlli da parte della finanza ci sono ma la quantità di pellet venduto in Italia è enorme (3,5 milioni di tons per anno).

Suggerisco un metodo semplice: comprate poche buste del prodotto e verificate almeno due o tre cose, ovvero se avvengono fenomeni di klinkerizzazione (se si formano masse con una consistenza dura e spugnosa nel braciere) oppure se il potere calorifico è basso o se il residuo delle ceneri è rilevante.

Categoria di Biomassa: 
Pellet

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Pubblicato da Gianclaudio Iannace