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Pino ti amo da morire! E se fosse stato il sesso in auto a far ammalare gli alberi di pino del Parco Virgiliano a Napoli?

Il degrado del verde urbano: cause e possibli soluzioni al taglio degli alberi di pino

 

Se effettuate su Google la ricerca “cartolina di Napoli”, nel 100% dei risultati comparirà il Vesuvio e, nell'oltre il 50% delle immagini, ci sarà un grande albero di pino marittimo. Il pino fa parte della iconografia di Napoli e la foto ricordo nello spiazzo tra via Pacuvio e le rampe di Sant'Antonio, era “obbligatoria” per sposi e turisti. Anche se la specie non corre alcun rischio di estinzione, a Napoli, e in altre città i alberi di pino soffrono e i tagli di grandi esemplari malati o pericolanti stanno molto crescendo.

A Napoli il parco Virgiliano e via Giovanni Boccaccio, dove insistevano decine di esemplari di alberi di pino davvero maestosi, stanno diventando un cimitero a causa della cocciniglia e del dissesto al manto stradale e ai marciapiedi, un problema non più compatibile con le esigenze delle automobili, delle moto e dei pedoni.
Mozzoni di tronchi di alberi di pino ovunque e non si capisce quando e in che modo di ripristineranno parco e strade.

A Benevento stesso problema a viale Atlantici, con tanti tagli e qualche nuova pianta di alberi di pino in sostituzione, ma senza un ripristino del manto stradale e dei marciapiedi e, soprattutto, senza un progetto chiaro.

E poi ci sono i casi, non più' episodici, di pini che cadono durante temporali e che uccidono, oltre ai danni alle cose.

Il problema del degrado del verde pubblico è comune ormai alla maggior parte delle città italiane.

Avrei voluto scrivere qualcosa su questo argomento da un po' di tempo, ma l'aggressione che ho subito parlandone con alcuni amici, mi ha sempre frenato dal farlo.
Adoro la natura e gli alberi, ma ci sono casi nei quali, errori di progettazione e di manutenzione, non possono che avere, come soluzione ultima, il taglio e la sostituzione degli alberi eliminati con altri più' adatti.

Quando ho prospettato questa soluzione ad alcuni amici che conoscono il mio lavoro, sono stato guardato come chi era pronto con la motosega a trasformare questi poveri alberi in legna per il camino!
La lettura di una relazione di Lega Ambiente di Carrara - https://www.legambientecarrara.it/2019/08/12/tagliare-i-pini-o-riqualificare-le-nostre-alberature-stradali/
mi ha convinto a scrivere quel che penso, anche perchè le soluzioni che ipotizza l'associazione sono dettate da buon senso e competenza.

Le alberature stradali, e il verde pubblico in generale, sono importanti per tutti noi poichè, oltre a contribuire a ossigenare l’aria, trattenere anidride carbonica e attenuare il riscaldamento climatico, gli alberi hanno un ruolo importante per la vivibilità della città e il decoro urbano: le chiome degli alberi filtrano l’aria abbattendo gli inquinanti, attenuano il rumore, schermano alla vista il cemento. Il verde pubblico è un patrimonio di tutti che merita di essere gestito con la massima cura.

Se ne parla invece poco e la gestione è proprio una delle criticità che ci ha portato ai problemi che ora dobbiamo affrontare, con scelte spesso estreme.
Paghiamo per errori di progettazione (scelte del cultivar, distanze tra esemplari, modalità di potatura ecc.) e, soprattutto, manchiamo della  consapevolezza che gli alberi non vanno considerati come oggetti, ma come esseri viventi che dobbiamo rispettare, garantendo loro le migliori condizioni di salute.
Servirebbe dunque che le amministrazioni si dotino di un piano di gestione del verde pubblico.

Diversi i problemi che portano gli alberi ad ammalarsi e a morire:

l’eccessiva vicinanza ai palazzi, ad esempio, impedisce lo sviluppo della chioma, costringendola a svilupparsi sul lato strada. Questo porta il fusto ad inclinarsi , sbilanciando le piante.
Questo sbilanciamento è destinato ad aumentare nel tempo, minacciando la stabilità degli alberi e inducendo rischi per la pubblica incolumità.
In genere questo accade perché si sono scelti alberi troppo grandi e in questi casi meglio sostituirli con specie più' contenute nelle dimensioni,  ma che possano ugualmente garantire ombra, fioriture e assenza di rischi per le persone e le cose (ad esempio l'albero di Giuda o la Lagerstroemia).

Qualunque sia l’alberatura prescelta, va ricordato che le piante, per crescere in buona salute, hanno bisogno del loro spazio e di un terreno areato, non asfittico: devono pertanto essere piantate a debita distanza dagli edifici e tra loro, pena la crescita asimmetrica della chioma che rende poi indispensabile la sua drastica potatura con i problemi che poi vedremo e, soprattutto, devono essere dotate di un’aiuola di adeguata ampiezza, anche valutando la possibilità di allargare i marciapiedi: se questo non è possibile le piante sono destinate nel giro di qualche anno o decennio ad ammalarsi e morire.

La relazione di Lega Ambiente fornisce proprio per i alberi di pino concreti suggerimenti operativi:

“Per i pini di nuovo impianto sarà opportuno sistemare in superficie un’ampia grata metallica che impedisca il sollevamento dell’asfalto e del marciapiede da parte dei noduli radicali, assicurando nel contempo l’areazione del terreno e l’infiltrazione delle acque piovane.

Per prevenire o contenere i danni all’asfalto, sarà opportuno lasciare terra più che sufficiente alla futura crescita radiale del tronco e, da tale cerchio, coprire il terreno circostante con una grata o lastra metallica larga almeno qualche metro, ricostruendovi poi sopra il marciapiede e l’asfalto. Tale operazione dovrà essere replicata, in futuro, sugli altri pini che dovessero inclinarsi o manifestare dissesti all’asfalto o al marciapiede.”

Sempre Lega Ambiente osserva:

“Per quanto riguarda i alberi di pino, va osservato che quelli piantati in terreno aperto non provocano sollevamenti del suolo quelli piantati in aiuole spaziose adiacenti a strade prive di traffico intenso e senza posteggio ravvicinato possono dare luogo a modesti dissesti del fondo, perfettamente gestibili con una normale manutenzione del manto stradale.
Una pressione verticale sull’apparato radicale, quale quella esercitata da intenso traffico autoveicolare e/o dalla sosta di auto, invece, compatta il suolo e sollecita le radici corda superficiali dei pini a sviluppare noduli radicali che, ingrossandosi, sollevano e dissestano il manto stradale e il marciapiede. Anche nei terreni con falda subaffiorante o, comunque, umidi può verificarsi il sollevamento delle radici corda, per raggiungere il suolo aerato e sfuggire all’asfissia radicale.”

Vuoi vedere che il Virgiliano e i pini di via Boccaccio a Napoli sono ridotti così per le generazioni di napoletani che, all'imbrunire,  amoreggiavano in auto parcheggiati lungo il viale alberato?
Sara' opportuno indagare anche questa ipotesi insieme alla cocciniglia!

La progettazione di nuove piantumazioni o il ripristino di aree in difficoltà serve una progettazione affidata ad esperti e che guardi non al breve periodo, con un inverdimento d'effetto immediato, ma al lungo periodo con attenzione alle distanze di impianto consentendo alle piante di crescere sane così da avere l'energia sufficiente a contrastare i momenti difficili ed evitando di sottoporre le piante a quelle pratiche di potatura sbagliate.

Sempre dalla relazione di Lega Ambiente:

“Distanze ravvicinate impongono, invece, potature drastiche che non si discostano molto dalla capitozzatura, alle quali le piante reagiscono con la produzione di rami vigorosi (succhioni), con foglie spesso più grandi del solito, che danno l’impressione di grande vigore e salute. La presenza di questi succhioni, tuttavia, è un segnale di stress e di riduzione delle sostanze di riserva. Questa reazione, infatti, è solo il disperato tentativo della pianta “affamata” che –investendo tutte le sue residue riserve energetiche– produce molte foglie per cercare di recuperare (con la fotosintesi) le riserve che un tempo erano immagazzinate nel tronco e nei rami.
Le potature ‘a candelabro’ dei tigli, ad esempio, pur essendo una risposta obbligata (peraltro eseguita con particolare maestria) all’errore progettuale di distanze d’impianto troppo ravvicinate, si limitano ad affrontare il problema estetico (ottenere un aspetto gradevole, compatibile con lo spazio ristretto disponibile), ma non la causa, accettando il conseguente progressivo deperimento dell’alberatura.”
Comprendiamo che è triste vedere gli alberi che hanno accompagnato la nostra vita morire, ma la cosa peggiore è lo stato di abbandono nel quale si trovano i parchi e i viali con la politica incapace di fare il suo lavoro: decidere.
Ex malo bonum: viviamola così e ricostruiamo, progettando un futuro più' bello del passato.
 

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Pubblicato da Gianclaudio Iannace