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Nocciolino di sansa: una crisi internazionale

Quanto costerà Il nocciolino di sansa nel 2023/2024?

Il nocciolino di sansa rientra tra i biocombustibili per stufe a caldaie policombustibili più utilizzati nel nostro mercato. Il nocciolino di sansa deriva dalla lavorazione delle olive finalizzata alla produzione di olio. Il nocciolino di sansa è infatti classificato come sottoprodotto della trasformazione delle olive e si distingue in due tipologie principali: nocciolino di sansa vergine e nocciolino di sansa esausta https://www.biomassapp.it/blog/nocciolino-di-sansa-vergine-e-nocciolino-....

Intuitivamente, il primo potrebbe sembrare migliore del secondo, soprattutto perché risulta più chiaro, ma la differenza la fanno soprattutto due condizioni: una umidità sotto il 15% e la assenza, o poca presenza, di materiale polveroso: solo così, il nocciolino di sansa, è in grado di esprimere tutto il suo potere calorifico.

L’utilizzo del nocciolino di sansa, inizialmente legato ai territori di produzione delle olive (Sicilia, Calabria, Campania, Basilicata, Lazio, Toscana) si è via via allargato e questa biomassa si è fatta particolarmente apprezzare per l’alto potere calorifico, il peso specifico molto elevato che permette di immagazzinarlo in meno spazio rispetto, ad esempio, ad altre biomasse come i gusci di nocciola, e la non deperibilità del prodotto che non ammuffisce e non assorbe l’umidità, a differenza del pellet di legno.

Fino a due anni fa il prezzo del nocciolino di sansa risultava particolarmente competitivo rispetto al pellet di legno vuoi per il costo minore in assoluto (non richiede a differenza del pellet particolari lavorazioni meccaniche che non siano l’insacchettamento) vuoi per una IVA al 10% rispetto a quella al 22% del pellet di legno.

Da qualche anno però lo scenario è cambiato con un prezzo del nocciolino di sansa che è sempre piu’ allineato a quello del pellet di legno

Vediamone insieme le motivazioni principali.

L'andamento del prezzo del nocciolino di sansa è fortemente dipendente dall’andamento della produzione delle olive: anni di scarsa produzione di olive condizionano sia la disponibilità del prodotto che il suo prezzo.

Tradizionalmente, senza considerare gli interventi di ottimazione nella coltivazione delle olive, abbiamo un anno di “carico” e uno di “scarico” ovvero un anno di forte produzione e una anno di produzione piu’ modesta: l’anno di “carico” consentiva di predisporre stoccaggio per l’anno di “scarico”.

Anche la disponibilità del nocciolino di sansa segue lo stesso andamento.

Negli ultimi anni le cose sono completamente cambiate

Da qualche anno prima la costante minaccia delle infestazioni del patogeno Xylella in Italia, che ha distrutto in Puglia 22 milioni di alberi su 60 milioni e poi condizioni climatiche troppo piovose durante la fioritura e troppo calde già nel mese di giugno o durante la fioritura, hanno fortemente condizionato i livelli produttivi.

 

Produzione italiana di olio d'oliva
(migliaia di tonnellate)

 

Tab. 1) Fonte: ISMEA su dati ISTAT fino al 2013; dal 2014 al 2021 ISMEA su dati AGEA; 2022 stima ISMEA su dati Italia Olivicola e Unaprol.

 

 

Produzione mondiale di olio di oliva di pressione
(migliaia di tonnellate)

Tab 2) Fonte: Consiglio Oleicolo Internazionale, 2022 stima

 

 

Come si può vedere dalla Tab. 1 la produzione di olio in Italia nel migliore dei casi è caratterizzata da forte discontinuità, certamente lontani dai livelli di produzione 2009/2013.

A livello mondiale la produzione di olio è stata più stabile negli ultimi 10 anni, ma con una significativa tendenza al ribasso negli ultimi 2 anni 2022 e, secondo le previsioni, anche nel 2023 (vedi Tab. 2).

Da considerare che l’Italia è il secondo produttore di olio al mondo con circa 320.00 di potenziale produttivo, ma il primo consumatore al mondo con circa 1 milione di ton di olio importando pertanto 2/3 del prodotto.

Non abbiamo dati sul consumo del nocciolino di sansa in Italia, ma considerando gli alti volumi di importazione, possiamo desumere che anche per il questa biomassa non siamo autosufficienti.

Negli anni passati, alla scarsa produzione italiana di nocciolino di sansa si suppliva con le importazioni internazionali soprattutto da Spagna, Tunisia, Egitto, Marocco, Grecia e Turchia.

La scarsa produzione di olive del 2022 con un – 27% in Italia e – 56% in Spagna e quella attesa nel 2023 con un – 20% in Italia rispetto al potenziale di 300.000 ton e con una produzione mondiale ancora più in sofferenza, porteranno ad una scarsissima disponibilità di nocciolino di sansa e prezzi il forte aumento.

Per le importazioni di nocciolino di sansa questo aumento del prezzo alla fonte verrà ulteriormente amplificato dall’aumento dei costi di traporto, che oramai incide per un 50% del costo totale del prodotto, rendendo meno vantaggioso l’uso del prodotto rispetto al passato.

Il costo del nocciolino di sansa è ormai molto vicino a quello del pellet di legno, quando fino al 2021 il differenziale era del 50%.

Qualche produttore, nel tentativo i contenere il costo per il consumatore finale, commercializza un mix di 70% nocciolino di sansa e 30% sansa, a discapito però del potere calorifico, e di questo è opportuno informare gli utenti.

Buona parte del vantaggio di prezzo tra nocciolino di sansa e pellet di legno è stato bruciato dall’abbassamento dell’IVA del pellet da 22% al 10% intervenuto nel 2023, provvedimento destinato ad esaurirsi al 31 dicembre 2023 e che al momento non sappiamo se verrà confermato o meno nel 2024.

In ogni caso la produzione del nocciolino di sansa sarà limitata e i prezzi lieviteranno.

Cosa possiamo fare allora per alimentare stufe e caldaie policombustibili spendendo il meno possibile?

Dobbiamo guardarci intorno e valutare le possibili alternative.

Il modo più intelligente è quello di cercare le alternative locali.

Nella vostra regione cosa si produce? Pesche, albicocche, nocciole, mandorle, noci? Noccioli e gusci spaccati hanno un alto potere calorifico e sono degli eccellenti combustibili alternativi al nocciolino di sansa.

Se riusciremo a trovare localmente una alternativa al nocciolino di sansa, il prezzo non sarà gravato da costi di trasporto internazionali e

questa è certamente la migliore soluzione, ma se questo non sarà possibile, dobbiamo guardare con attenzione alle opportunità che ci offre il mercato.

Nell'arco dei dieci anni, guardando alle categorie di frutta a guscio più significative (mandorle, noci, anacardi, pistacchi e nocciole) e a quelle meno impattanti (noci pecan,

macadamia, pinoli e noci del Brasile), si nota che le nocciole sono cresciute del 16%, le mandorle, invece, sono aumentate del 53%, le noci hanno registrato un incremento

dell'88% e gli anacardi hanno segnato un +62%.

C’è insomma un grande serbatoio di biomasse energetiche, alternative al nocciolino di sansa, che dobbiamo prendere in considerazione se vogliamo risparmiare e non

ostinarci a insistere su una biomassa, il nocciolino di sansa, che, almeno per tutto il 2024, sarà poco disponibile e a prezzi molto alti.

Con queste biomasse alternative ovvero gusci di nocciola, gusci di mandorla, gusci di pistacchio, noccioli di albicocche e pesche, possiamo arrivare a risparmiare, rispetto al

nocciolino di sansa, non meno del 20%.

Inoltre si tratta di prodotti che, per le loro caratteristiche, hanno una notevole stabilità nel tenore di umidità (mai superiore al 10%) e pertanto, sempre, un eccellente potere

calorifico, a differenza del nocciolino di sansa che spesso arriva a superare un tasso di umidità del 20%.

 

Categoria di Biomassa: 
Sottoprodotti della trasformazione delle olive (sanse, sanse di olive disoleata, acque di vegetazione)

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Pubblicato da Gianclaudio Iannace