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L'agripellet: cos'è e la norma ISO UNI 17225-6

Cosa sono i biocombustibili?
 
L’agripellet rientra tra gli esempi di combustibili solidi elencati nella norma ISO UNI 17225  del 2014. In questa norma, vengono definiti requisiti generali, caratteristiche e dettagli in merito ai combustibili ottenuti da biomassa, anche detti "biocombustibili".
Per "biomassa" si intende infatti l'insieme di tutti i materiali di origine esclusivamente organica che possono essere direttamente trasformati in combustibili solidi, liquidi o gassosi. Questi materiali sono ottenibili essenzialmente tramite tre principali fonti:
  • agricoltura (residui di potatura di vite e alberi da frutta)
  • produzione del legno (trucioli, segatura),
  • riciclo dei rifiuti.
Nel corso degli ultimi anni infatti, questa tipologia di combustibili ha preso sempre più piede nei processi industriali e non come soluzione più sostenibile e green rispetto ai precedenti combustibili fossilialtamente inquinanti per l'ambiente. Se da un lato infatti si incentiva in questo modo l'utilizzo di scartidall'altro i biocombustibili si pongono anche come soluzione più economica e pratica, vista la facilità dell'ottenimento delle materie organiche stesse.
 
La norma ISO UNI 17225 in breve
 
Come in qualunque innovazione scientifica, anche i biocombustibili sono soggetti ad opportune regolamentazioni per il loro utilizzo.
 
Nello specifico, la UNI EN ISO 17225 si suddivide in 6 parti, ovvero:
  • UNI EN ISO 17225-1 Requisiti generali
  • UNI EN ISO 17225-2 Definizione delle classi di pellet di legno
  • UNI EN ISO 17225-3 Definizione delle classi di bricchette di legno
  • UNI EN ISO 17225-4 Definizione delle classi di cippato di legno
  • UNI EN ISO 17225-5 Definizione delle classi di legna da ardere
  • UNI EN ISO 17225-6 Definizione delle classi di pellet non legnoso
  • UNI EN ISO 17225-7 Definizione delle classi di bricchette non legnose
Per ciascuno dei biocombustibili, vengono elencate caratteristiche altamente specifiche, come: origine, diametro e lunghezza, umidità, ceneri e polveri, durabilità meccanica, potere calorifico netto e massa volumica. Inoltre, sono inserite anche le concentrazione di specie chimiche come: azoto, zolfo, cloro, arsenico, cadmio, cromo, rame, piombo, mercurio, nickel. Essendo infatti le biomasse soggette a combustione (un processo chimico-fisico che rilascia numerosi sottoprodotti, anche di tipologia estremamente differente tra
loro), è necessario poter stimare con precisione ogni elemento potenzialmente inquinante (ad esempio, il rilascio di polveri sottili nell'aria) e/o corrosivo per le canne fumarie (come nel caso di azoto e zolfo), nel rispetto non solo dell'ambiente ma anche dei consumatori.
 
Queste informazioni sono fondamentali per poter distinguere le classi di qualità di ciascun biocombustibile, un dettaglio che può rappresentare una importante guida all'acquisto per l'acquirente.
I biocombustibili infatti sono largamente adoperati non solo nei processi industriali in senso stretto ma anche ad uso domestico, per sfruttare l'energia termica in caldaie e stufe.
 
Esempi di biomasse con questo utilizzo sono i noccioli di ciliegio e i gusci di nocciola, con un potere calorifico rispettivamente di circa 4,5-5,0 kWh/kg e 4,2 KWh/kg.
 
Cos'è l'agripellet?
 
Formalmente, l'agripellet rientra come esempio di pellet non legnoso. Per pellet non legnoso si intende, intuitivamente, il pellet che non deriva dal legno: nella norma
menzionata prima, è inserito nella parte sesta, in sostituzione alla precedente norma UNI EN 14961-6 del 2012.
 
Se infatti il comune pellet nasce dalla compressione di particelle di legno (vi è un approfondimento), quello non legnoso trae la sua origine ad esempio da sottoprodotti colturali di tipo
ligno-cellulosico, come nel caso dell'agripellet.
Per "agripellet" si intende una ampia famiglia di pellet non legnoso, ottenuto, come suggerisce il nome, da residui derivanti dall'attività agricola, come ad esempio la potatura degli olivi, ed il suo utilizzo è indicato per le caldaie policombustibile e per le stufe a biomassa e dal potere calorifico pari a circa 4,5 KWh/kg.
 
Un secondo esempio di agripellet è il pellet di mais, ottenuto dalla compressione dei comuni semi di granturcoUn ultimo esempio di pellet non legnoso è il pellet di lino, di cui parleremo approfonditamente in un prossimo articolo.
 
Si noti quindi che in questo pellet è comunque una componente legnosa, ma affiancata da una porzione cellulosica, da cui deriva la definizione di "non legnoso".
 
Considerando infine il progressivo aumento di prezzo del comune pellet legnoso negli ultimi anni nonché la sua variazione fortemente influenzata dalla variabilità stagionale (inferiore nel periodo estivo, maggiore in quello invernale), è sicuramente importante poter avere a disposizione altre opzioni ugualmente valide.
 
In conclusione
L’agripellet rappresenta dunque un'ottima risorsa per una soluzione ecologica, economica e pratica di biocombustibile.
Categoria di Biomassa: 
Pellet

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Pubblicato da Gianclaudio Iannace