Il pellet può contribuire alla salute delle nostre foreste?

Migliaia di esperti ambientali si sono incontrati in Polonia nei giorni scorsi, per l'ultimo vertice sull'ambiente delle Nazioni Unite. 

Gli effetti del cambiamento climatico, compresi gli spaventosi incendi boschivi amplificati proprio da questa problematica e che hanno dominato le notizie per gran parte dei mesi scorsi in diverse regioni del nostro pianeta, sono stati al centro di molti dibattiti. 

Particolarmente gravi gli incendi in California e in Australia: anche in Italia, se pure non si sia trattato di incendi, i fatti accaduti nel nord Italia il 30 ottobre scorso, sono stati imputati anche alle variazioni climatiche.

Due recenti studi sul clima, uno delle Nazioni Unite, prevedono che gli incendi continueranno a peggiorare nei prossimi anni. 

Entrambe le relazioni prevedono, un pò per tutto il pianeta, numerosi impatti negativi derivanti dai cambiamenti climatici, tra i quali, estati sempre più calde e sempre più lunghe.

Abbiamo pertanto bisogno di una soluzione e ne abbiamo bisogno oggi.

La buona notizia (se possiamo chiamarla così) è che, quando si tratta di questioni relative al clima e ai grandi incendi, ci sono due cose su cui la maggior parte degli esperti concordano:

1) dobbiamo sostituire il carbone e altri combustibili fossili con le energie rinnovabili;

2) abbiamo bisogno di gestire meglio le nostre foreste, per ridurre al minimo i grandi incendi che stanno devastando il nostro pianeta.

La gestione delle biomasse legnose (anche utilizzabili per produrre pellet) è una soluzione che può aiutarci a risolvere entrambe queste sfide. 

La biomassa legnosa può derivare da scarti di legno industriali (come la segatura) o da legno di bassa qualità, compresi "diradamenti" delle zone boschive, rami, cime o alberi malati, che diversamente non sarebbero utilizzabili per il legname da segheria o per altri prodotti di valore più elevato.

Questo legno di bassa qualità viene trasformato in pellet di legno, un combustibile sostenibile già ampiamente utilizzato per il riscaldamento domestico e che può sostituire direttamente il carbone nelle centrali elettriche esistenti (gli esempi nel Regno Unito sono una buona pratica di questi ultimi anni): questa energia rinnovabile fornisce una riduzione dell'85% dell'impronta di carbonio di ogni impianto. 

L’energia prodotta dalla biomassa legnosa può integrare con successo l'intermittenza del vento e dell'energia solare.

In altre parole, la biomassa è sempre disponibile, anche quando il vento non soffia o il sole non splende.

Paesi come il Regno Unito, la Danimarca, la Svezia e il Giappone, che stanno aprendo la strada all'uso delle energie rinnovabili, stanno già ampiamente adottando la bioenergia basata sul legno e il pellet in particolare. 

In Europa, ad esempio, la biomassa rappresenta oltre il 60% del consumo di energia rinnovabile ed è una strategia essenziale per raggiungere ambiziosi obiettivi di riduzione del carbonio.

L'utilizzo della biomassa legnosa ha un vantaggio secondario: può aiutarci a ridurre gli incendi boschivi creando un incentivo al mercato per rimuovere quel sottobosco asfittico che spesso soffoca o danneggia il bosco e gli alberi. 

In Italia abbiamo assistito, negli ultimi 40 anni, al raddoppio della superficie boschiva, ma si tratta non di boschi, quanto piuttosto di selve disordinate, che si sono venute a determinare a seguito dell’abbandono delle aree agricole.

Queste ampie zone inselvatichite sono le prime a prendere fuoco e il fatto che siano fitte e senza accessi, rende difficile anche lo spegnimento degli incendi.

Quindi, perché non incoraggiare una politica di utilizzo delle biomasse energetiche e di produzione del pellet, che aiuti a trasformare una attività di sfoltimento dei boschi e delle aree inselvatichite in energia rinnovabile del legno, riducendo così il rischio di incendi boschivi e contribuendo a una soluzione ai cambiamenti climatici? 

All'inizio di quest'anno, un'agenzia di sorveglianza statale indipendente e bipartisan della California ha esortato il legislatore a fare proprio questo: adottare una politica di sviluppo delle biomasse come soluzione agli incendi.

Alcuni gruppi hanno suggerito un approccio iper-ambientalista "giù le mani" relativamente alle foreste, senza pertanto alcuna gestione forestale. 

Ma sappiamo che questo non ha funzionato. Ogni studio non orientato politicamente, sottolinea la necessità di gestire le nostre foreste in modo da ridurre i rischi di incendio.

Purtroppo per adottare questa politica di utilizzo delle biomasse legnose servono risorse economiche da investire nella gestione forestale e qui si arriva al nodo del problema.

Le attività di gestione forestale costano denaro e, ironia della sorte, le risorse sono limitate anche perché devono essere spese per combattere gli incendi boschivi! 

Inoltre, e lo stiamo vivendo anche dopo la tragedia del 30 ottobre scorso in Italia, la enorme quantità di materiale legnoso che potrebbe derivare dalle attività di sfoltimento dei boschi, non troverebbe un immediato utilizzo per mancanza di attività di lavorazione: nel nostro Paese ad esempio si consumano 3,5 milioni di tonnellate di pellet, ma solo 400.000 vengono prodotte in Italia, il resto viene importato. Insomma una volta che pure si fosse ripulito il sottobosco, non ci sarebbe niente da fare con il legno ricavato!

In Italia in particolare, abbiamo un mercato del pellet ad uso residenziale molto sviluppato, mentre il pellet per la produzione industriale di energia è decisamente poco rilevante.

Una spinta a utilizzare più biomassa legnosa potrebbe risolvere entrambi questi problemi: potrebbe creare incentivi economici per gestire le foreste e quindi ridurre gli incendi boschivi e potrebbe ridurre il denaro speso per combattere gli incendi stessi (per non parlare del danno economico derivante dalle perdite che gli incendi hanno creato). 

Dobbiamo, pertanto, andare avanti con soluzioni praticabili e realistiche che, da un lato soddisfino i bisogni energetici, mitigando al contempo i cambiamenti climatici e proteggendo così le nostre foreste anche dagli incendi boschivi.


Scritto da Gianclaudio Iannace

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Pubblicato da GIANCLAUDIO IANNACE