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Che succede al prezzo del pellet?

DOPO UN 2022 CON PREZZI DEL PELLET DA INCUBO, COSA CI ASPETTA NEL 2023?

Dopo gli aumenti del 2022, che hanno portato il prezzo di una busta di pellet a superare i 12 euro, da dicembre scorso assistiamo ad un ridimensionamento dei prezzi del pellet piuttosto significativo che sembra destinato a continuare, anche grazie alla spinta di 12 punti in meno di IVA, passata, finalmente, dal 22% al 10%, come per tutte le altre biomasse.

Anche la scarsa disponibilità del prodotto, che ha caratterizzato tutto il 2022, sembra superata.

Cosa è successo nell’ultimo mese?

Possiamo provare a fare qualche considerazione e magari ipotizzare uno scenario per i prossimi mesi.

Il ribasso del prezzo del pellet puo’ essere determinato da una serie di fattori:

  • L’inverno non arriva, i produttori hanno venduto poco, la paura di rimanere con la merce in magazzino fa abbandonare l’atteggiamento speculativo degli scorsi mesi (l’aspettativa era: “i prezzi del pellet rialzano e rialzeranno ancora, vendo con il contagocce e provo a vendere al prezzo più alto possibile”).

  • Il prezzo del gas sta tornando ai prezzi pre-guerra Russia-Ucraina e il costo del gas alle stelle era stato un traino per l’aumento del prezzo del pellet: prezzo gas in ribasso > prezzo del pellet in ribasso.

  • Il prezzo del legno è in calo sul mercato internazionale, dopo gli aumenti fortissimi degli ultimi 2 anni

  • Anche l’inflazione sembra contrarsi dopo una crescita molto forte e velocissima.

  • Molti clienti hanno deciso di non comprare o farlo solo quando è necessario (e fino ad oggi abbiamo avuto condizioni climatiche con temperature molto alte)

  • A differenza degli anni precedenti i clienti hanno comprato poche pedane intere e solo sacchi quando servivano, confidando in un calo dei prezzi (e hanno avuto ragione…).

  • Molti consumatori hanno convertito le loro stufe e caldaie all’utilizzo di biomasse alternative (nocciolino di olive, gusci di mandorla o di pistacchio ecc) e, infatti, il consumo di questi biocombustibili alternativi è molto aumentato. Anche per queste biomasse abbiamo assistito ad un aumento fortissimo dei prezzi: negli anni passati il rapporto tra il prezzo del pellet e quello delle biomasse alternative era di 2 a 1 e cosi’ si andato adeguando in questi mesi mantenendo lo stesso rapporto. Ora però, con il prezzo del pellet in forte calo e il taglio dell’IVA al 10%, la diminuzione delle vendite di biomasse alternative al pellet è sensibile, anche per la difficoltà dei produttori di rimodulare le loro proposte.

  • Molti grossisti hanno i magazzini pieni con merce acquistata a prezzi alti e ora, pur di vendere stanno svendendo, convinti che per questo inverno non ci siano piu’ spazi di recupero.

Tanti i motivi che hanno portato ad una forte diminuzione dei prezzi del pellet: quale potrà essere la tendenza per i prossimi mesi?

C’è da attendersi una normalizzazione del mercato dopo l’anomalia del 2021 (prezzi depressi e nessuna stagionalità, ovvero nessuna offerta prestagionale e un unico prezzo del pellet, basso, tutto l’anno) e i picchi del 2022.

Per i prossimi 2/3 mesi i prezzi del pellet continueranno a calare e, se dovesse concludersi la guerra tra Russia e Ucraina, è immaginabile che una quantità enorme di prodotto a basso costo si potrebbe riversare sul mercato procurando un crollo dei prezzi del pellet.

 

E’ mancata infatti in questi mesi l’offerta di pellet russo, bielorusso e ucraino.

Malgrado l’embargo il pellet russo è arrivato in Europa attraverso la Turchia, ma i prezzi di trasporto alti determinati dal pellet che viaggiava dalla Russia alla Turchia, dove veniva insacchettato, per poi ripartire per l’Italia, non hanno consentito condizioni particolarmente competitive a questa offerta.

 

Lo scenario piu’ probabile e che la guerra continui e che la diminuzione dei prezzi del pellet sarà così più graduale.

Per maggio dovrebbero tornare, assenti da due anni, le proposte prestagionali, segno di una normalizzazione del mercato e tutti ritroveranno i punti di riferimento con i quali per molti anni si è lavorato.

Tutto si normalizzerà?

 

Non proprio.

La lezione da imparare è che la dipendenza da una unica biomassa (il pellet di legno) e la promozione del pellet certificato come unico “pellet buono”, ha aggravato la problematica legata all’aumento generale del costo dell’energia, trainato dal prezzo, in folle crescita, del gas.

 

Il suggerimento è quello di acquistare stufe e caldaie policombustibili, di comprare biomasse reperibili sul territorio, di acquistare nel momento migliore del mercato (il nocciolino di sansa a dicembre/gennaio, i gusci di nocciole e noci a ottobre /novembre ecc) e considerare il pellet non certificato una valida alternativa a prezzi piu’ contenuti.

 

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Pubblicato da Gianclaudio Iannace